Obesità e cefalea: una stretta correlazione
L’obesità costituisce ormai una vera e propria pandemia nel nostro secolo e tende a presentarsi come co- morbidità di numerose altre malattie che non solo interessando l’ambito endocrino – metabolico (diabete, ipertensione arteriosa, ipertrigliceridemia, disturbi della funzionalità corticosurrenale, tiroidea e ipofisaria) ma anche cardiovascolare, respiratorio, osteo – articolare e neurologico.
L’emicrania, infatti, risulta essere più frequente nei soggetti obesi rispetto ai normopeso o a quelli sottopeso. I possibili meccanismi responsabili dell’associazione tra emicrania e obesità, possono dipendere da processi infiammatori che queste due patologie hanno in comune.
L’obesità, infatti, costituisce di per sé uno stato infiammatorio lieve ma in grado di accentuare le risposte infiammatorie neuro – vascolari nei soggetti emicranici. Inoltre, obesità e emicrania si verificano in persone che seguono una alimentazione che poco corrisponde alle indicazioni della sana nutrizione consigliata da tutte le linee- guida ed in quelli che svolgono prevalentemente una vita sedentaria.
Si è dimostrato, inoltre, che possano giocare un ruolo fondamentale, in entrambe le condizioni, la frequenza dei pasti ed il rispetto dei tempi di alimentazione. Infatti, il digiuno prolungato è spesso causa di cefalea ed è bene noto che la iperalimentazione che segue un lungo digiuno causa un picco di secrezione insulinica con deposito di trigliceridi nel tessuto adiposo e conseguente incremento dell’accumulo di adipe.
Naturalmente, anche la qualità dei macronutrienti gioca un ruolo importantissimo. Attraverso uno studio condotto su popolazione (studio americano NHANES) che valuta gli effetti del consumo di cibi sani (frutta, vegetali, cereali integrali, latte, carne, fagioli, olio) e dei macronutrienti potenzialmente dannosi (grassi saturi, sodio, alcol e zuccheri aggiunti) è stato osservato che le donne normopeso con emicrania tendevano ad assumere una alimentazione qualitativamente più scadente rispetto a quelle senza emicrania con una differenza qualitativamente evidente per il consumo di alcolici (vino rosso e superalcolici). Inoltre le donne con cefalea consumavano un quantitativo elevato di sodio ed ingerivano lipidi in prevalenza della serie – 6, ad attività pro- infiammatoria rispetto a quelli della serie ⍵ – 3.
Lipidi
È stato scientificamente dimostrato che il consumo di acidi grassi ⍵ – 3 sembra essere in grado di ridurre l’intensità e la durata delle crisi emicraniche. La fonte principale di questi acidi grassi è rappresentata principalmente dal pesce azzurro ed il fabbisogno viene ricoperto consumando una porzione di pesce due volte alla settimana.
Vitamina D
Negli ultimi anni si è rivolto particolare interesse al ruolo della vitamina D nell’emicrania. Infatti, questa vitamina influenza positivamente alcuni fattori dell’infiammazione che sappiano essere aumentati nei pazienti con emicrania, come la proteina C reattiva.
Caffeina
Diversi studi hanno dimostrato la relazione tra caffeina ed emicrania e la sua azione nell’alleviare o scatenare i sintomi. La caffeina possiede un potere vasocostrittore ed ha una lieve azione analgesica contro l’emicrania. L’eccessivo consumo di caffeina, però, porta ad una dipendenza e alla comparsa di cefalea cronica, sintomo di astinenza da caffeina.
Quindi, il mio consiglio nutrizionale, per tutti i soggetti che soffrono di cefalea, è quello di condurre uno stile di vita non sedentario e di seguire una alimentazione varia, equilibrata basata sui principi della Dieta Mediterranea.